Ecco qua l’ultima parte riguardo la tecnica del lancio del martello.
Nella introduzione riguardo la tecnica avevo scritto che la tecnica del martello (come in tutte le specialità dell’atletica e dei sport) è organizzato in diverse fasi: la fase dei preliminari, l’attacco al primo giro, l’esecuzione dei giri e infine (quello di cui tratterò oggi) la fase del finale (o rilascio dell’attrezzo).
Il finale è la fase in cui l’atleta scaraventa l’attrezzo il più lontano possibile.
Nel finale dobbiamo porre come obbiettivo, per lanciare lontano, l’aumento della velocità ottimale dell’attrezzo e l’angolo di uscita ottimale.
Questa fase comincia con l’ultimo doppio appoggio dopo la fase di anticipo del martello, il piede di spinta continua ad esercitare la pressione sul suolo (come succede nel doppio appoggio durante i giri), il piede perno invece dopo aver poggiato a terra il tallone non continua più a girare,bensì si ferma per bloccare l’avanzamento dell’atleta.
Nella parte superiore del corpo (tronco e arti superiori) si continua ad aver la completa rilassatezza dei muscoli per non rimpicciolire l’orbita.
Dopo che il martello raggiunge la parte più bassa dell’orbita (a pochissimi cm da terra) , le gambe si estendono in modo esplosivo, l’anca da parte della gamba di spinta avanza, la parte superiore del corpo si comporta da “frusta” tramite un raddrizzamento del busto e il sollevamento degli arti superiori.
Risulterà efficace l’azione del finale se l’atleta riusce a muovere nel modo successivo i seguenti distretti muscolari Gambe-anche-busto e in modo contemporaneo gli arti superiori (spalle-braccia-mani).
L’angolazione ottimale per un finale efficace e di circa 45°.
Fonti e immagini: Il lancio del martello Renzo Roverato